giovedì 7 febbraio 2019

SANREMO 2019 E LE GENERAZIONI (DIS)ARMONICHE

Claudio Baglioni, in varie conferenze di Sanremo 2019, ha dichiarato che la canzone, pur nei suoi elementi quasi volatili, cerca di armonizzare elementi molto diversi fra loro: in sostanza, una sorta di armonia “non pacificata”.
Alcune canzoni, più di altre, sembrano contenere elementi capaci di esemplificare questo concetto, come la canzone “Argento vivo” di Daniele Silvestri, che rappresenta un vero e proprio miracolo.
Riesce ad essere contemporaneamente densa e sfuggente, magmatica ed evanescente.
Molto di questo effetto è dovuto dai diversi elementi: dalle parole quasi accarezzate da Daniele Silvestri, agli elementi percussivi ed elettronici presenti nella struttura del brano, che contribuiscono a delinearne una vera e propria punteggiatura.
Il testo contiene diversi elementi che possono farci immaginare come un adulto vede un giovane, di come rischi di rapportarsi in maniera errata. Di come , dall'alto delle sue convinzioni, l'adulto creda di poter comprendere o addirittura approssimarsi al giovane.
 
Dall'alto delle mie idee (o addirittura ideali), credevo di poter essere forte – ha dichiarato in sala stampa all'Ariston lo stesso Silvestri – ma il rapporto con i miei figli mi ha insegnato che non è così”.
 
Un rovesciamento totale degli schemi di qualche decennio fa, quando si pensava che i problemi adolescenziali fossero “colpe” di genitori totalmente o parzialmente anaffettivi.
Qui tutto si capovolge e l'amore eccessivo può diventare quasi una prigione.
Il genitore lo fa, a scanso di ogni equivoco, senza presunzione ma nell'assoluta convinzione di aver dato tutto sé stesso e di agire in buona fede.
Invece, nel magma sfuggente della sua canzone, Silvestri ci fa notare che il ragazzo della canzone si sente in una “...prigione [che] corregge e prepara ad una vita che non esiste da almeno vent'anni”
L'unica cosa che fa stare meglio il giovane è quando tiene “... la musica al massimo e volo, che con la musica al massimo rimango solo […] Avete preso un bambino che non stava mai fermo, l'avete messo da solo davanti a uno schermo e adesso vi domandate se sia normale se il solo mondo che apprezzo è un mondo virtuale”
 
Ed è in virtù di questa sofferenza che il giovane ha una ribellione, psicologicamente sana, anche se non è dato di sapere più di tanto se porterà ad una crescita o, alla fine, prevarrà quel senso di sconfitta che la canzone racconta apparentemente con poca speranza.
 
Si oscilla continuamente tra la ricerca e il rifiuto, provando sentimenti che, in “L'amore è una dittatura” gli Zen Circus hanno così raccontato: “...speri ancora che qualcuno sia là fuori ad aspettarti[…] per urlarti in faccia, che sei l'unica, sei il solo”.
 
Un dialogo, quello fra giovani e adulti, che in fin dei conti è davvero difficile da maneggiare, perché non appena sembra essere approdato da qualche parte, viene immediatamente smarrito.
 
Una risposta, ovviamente all'interno di un dialogo puramente virtuale, sembrerebbe darla Simone Cristicchi che ci invita a vivere e ad innamorarci della realtà di ogni giorno “perché tutto è un miracolo, tutto quello che vedi e non esiste un altro giorni che sia uguale a ieri. Tu allora vivilo adesso come se fosse l'ultimo e dai valore ad ogni singolo attimo.”
 
Che sia questo il segreto dell'armonia, della “Musica che resta”, o dell'amore raccontato con “parole nuove”?
Roberto Palumbo
 

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