venerdì 9 febbraio 2018

SANREMO 2018: IL SENSO DELLA MUSICA AL CENTRO

Sanremo 2018, coi suoi alti ascolti e la sua MUSICA AL CENTRO, ha chiarito una cosa: alla RAI il modello di spettacolo potrebbe bene cosi 'ad libitum'
 
L'unica scossa potrà essere data da due condizioni:
1) Ascolti deludentissimi, cosa ormai alquanto difficile rispetto a qualche anno fa
2) Quando sarà pronta una struttura più all'avanguardia dell'Ariston ma non si farà prima del 2021/2022 almeno.
 
Stante le condizioni logistiche attuali (leggasi teatro Ariston) appare è già chiaro che il modello non potrà subire altri che variazioni sul tema, dovute alle singole personalità dei vari direttori artistici e presentatori (se diversi) che si alterneranno.
 
Potrebbe restare deluso chi si aspetta un salutare rinnovamento della struttura della gara, promessa fatta da ogni direttore artistico che si è succeduto ma mai veramente rispettata
 
Quest'anno, perlomeno,  va dato merito a Claudio Baglioni di aver messo positivamente al centro gli elementi della CANZONE, di aver lavorato con cura e puntiglio, da musicista tra musicisti, per ottenere il massimo. Mai come quest'anno le parole e la musica delle canzoni è arrivata in modo chiaro, poco 'impastato' (se non in rari casi).
 
L'unico modello che la Rai potrebbe prendere a prestito nell'avvicendamento delle  canzoni, è quello dell'Eurovision Song Contest ma anche qui la differenza di struttura in cui svolge la gara non dà particolari chances al glorioso ma vetusto Teatro Ariston di Sanremo.
 
In queste condizioni, la gara dei Campioni si svolgerà sempre grosso modo considerando più la notorietà dell'interprete che la qualità delle canzoni.
Si potrà seguire il modello di Festival di Gianni Ravera (e poi di Pippo Baudo e di Carlo Conti)  o, al contrario, quello  Enzo Radaelli, (e poi Fabio Fazio e, oggi, Claudio Baglioni) ma sostanzialmente non ci si discosterà da questi due modelli.
 
Nel primo caso, quello che privilegia il cercare di accontentare ogni fetta di possibile pubblico del Festival. Nel secondo quello che sceglie le canzoni in gara in base ad un'idea di fondo che viene individuata e rappresenta l'idea di fondo attorno a cui costruire gara musicale e spettacolo.
 
Ancor più urgente appare la necessità di rinnovare la gara dei giovani, o delle Nuove Proposte che dir si voglia.
Il modello attuale privilegia una doppia selezione che, per selezionare otto (8) artisti, mette in piedi ben due concorsi separati (circa 1000 i pretendenti ogni anno)
Uno indetto direttamente dalla Rai, che seleziona sei (6) brani, recentemente anche con una gara finale che viene trasmessa dalla Tv.
Altri due (2) vengono ammessi attraverso il corso/concorso Area Sanremo che però ha principalmente il difetto di non aver la forza di accompagnare oltre il Festival ragazzi non dotati di progetto discografico. Nè spesso ha la forza di raccogliere i migliori progetti artistico/discografici tra i ragazzi che si presentano.
Il fatto che la Rai si vanti di dare attenzione ai giovani solamente perché sono posti in apertura delle serate, è una mezza verità. Perché è proprio la selezione dei giovani, così come è strutturata, a togliere di fatto potere ai ragazzi selezionati.
Molti di loro vengono abbandonati subito dopo la conclusione del Festival al quale partecipano, ed è un vero peccato.
 
Così la differenza visibile col passato è solo quella del numero dei giovani ammessi a Sanremo. L'ultima volta ad essere 14 fu nel 2008, ultimo anno di gestione baudiana non troppo baciata dalla fortuna.
 
Niente mi toglie il pensiero che Francesco Gabbani ed Ermal Meta avrebbero potuto ottenere lo stesso successo di pubblico anche in una gara priva della sezione Giovani, o attraverso i modelli di Festival più vicini a quelli dei primi anni Settanta/Ottanta.
 
Così, in conclusione, nessuno potrà essere facilmente accontentato se è alla ricerca di una bella rivoluzione nella struttura della gara (come una gara di canzoni, in fondo, meriterebbe).
A meno di miracoli di un'eventuale direttore artistico particolarmente illuminato, che non pare proprio di scorgere. 
Roberto Palumbo
 


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